Italian Episcopal Conference: a help to recovery

Link: https://www.chiesacattolica.it/stanziamento-straordinario-dalla-cei-un-aiuto-alla-ripresa/

Italy, A Letter to Episcopal Conference by the Ministry of Interior about religious ceremonies

Link to Minister of the Interior website: https://www.interno.gov.it/it/notizie/chiese-aperte-funzioni-religiose-ma-senza-partecipazione-dei-fedeli?fbclid=IwAR2wCielZOGaUmrbwC_NrTSbmj0IgktlQU6orSKhQu8LqRZDDGrF7wT27Dw

Download the document here: https://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/specifiche-chiese.pdf

Episcopal Conference of Italy – Suggestions for the Celebration of Sacraments in Covid-19 Emergency Time.

I suggerimenti proposti si armonizzano con la tradizione della Chiesa per cui, se non sussistono le condizioni per poter amministrare il sacramento, supplet Ecclesia, affidandosi al votum sacramenti, come del resto il “battesimo di desiderio” insegna.

Nello stesso tempo, la storia della Chiesa testimonia che, in situazioni estreme di guerra o di epidemia, i sacerdoti non sempre hanno potuto avvicinarsi ai fedeli che necessitavano di ricevere i sacramenti indefettibili, ma tutte le volte che è stato possibile lo hanno fatto con gli accorgimenti e le dotazioni che avevano a disposizione.

Lo scopo di questa nota, diretta ai sacerdoti impegnati nel servizio pastorale al di fuori dei presidi ospedalieri e degli istituti di ricovero e cura, è duplice: assicurare ai fedeli che ricevono i sacramenti una adeguata protezione dal possibile contagio virale; prevenire una eventuale infezione del ministro del sacramento. 

***

I suggerimenti sotto riportati costituiscono un aiuto pratico per vivere il ministero ordinato con opportuno zelo nel servizio ai fedeli e con senso di responsabilità verso di loro e verso se stessi, nella certezza di compiere i gesti sacramentali nelle modalità rituali che le circostanze straordinarie consentono.   

Tutto questo, fermo restando:

‒ le direttive pastorali, ai sensi del diritto canonico, emanate dai singoli Ordinari diocesani, che prevedono limitazioni nella celebrazione dei sacramenti nelle chiese aperte ai fedeli e tengono conto dei decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle norme regionali e locali promulgate dalle autorità civili;

‒ la valutazione iuxta casus, con discernimento prudenziale delle necessità spirituali dei fedeli e della opportunità pastorale, del sussistere di uno stato di grave necessità pro bono animae che raccomandi l’indifferibilità dell’amministrazione del sacramento; 

‒ le opportune consultazioni dei ministri diocesani e religiosi con il superiore responsabile della realtà pastorale del luogo.

1.    Celebrazione della S. Messa senza concorso di popolo

            Nelle sagrestie si curi con particolare attenzione l’igiene ambientale e la conservazione delle ostie e del vino destinati alla consacrazione. Il corporale, la palla e i purificatoi siano cambiati e lavati frequentemente. Siano provveda a dotarsi di un dispensatore di sapone liquido o di soluzione alcoolica e degli asciugamani di carta monouso per la detergenza delle mani prima dell’inizio della S. Messa.

2.         Amministrazione del Battesimo

a.         Nelle circostanze in cui l’amministrazione del Battesimo non può essere differita in data successiva alla cessazione dell’emergenza sanitaria (per esempio, nel caso di bambini con malattie che li espongono a pericolo per la loro vita), questa avvenga secondo la modalità in uso nel rito romano.

b.         Si tenga conto delle seguenti indicazioni:

            ‒ Il ministro mantenga una opportuna distanza dal battezzando e dai genitori e padrini;

            ‒ Per le unzioni con l’olio dei catecumeni ed il sacro crisma, il ministro indossi guanti monouso in vinile o nitrile;

            ‒ Si omettano il segno della croce sulla fronte del bambino nei riti di accoglienza e il rito dell’effatà in quelli esplicativi;

            ‒ In casi di particolare urgenza o emergenza, si consideri la possibilità del rito abbreviato (cfr. Rito per il battesimo dei bambini, ed. it. 1979, Cap. III). 

3.         Amministrazione del sacramento della Riconciliazione

a.         Qualora sia amministrato nei luoghi di culto avvenga in luoghi ampi ed areati. Nell’ascolto delle confessioni si mantenga la distanza tra il ministro e il penitente di almeno un metro, chiedendo agli altri fedeli presenti in chiesa di allontanarsi per garantire la dovuta riservatezza. A protezione del penitente e propria, il sacerdote indossi una mascherina protettiva idonea.

b.         Per la confessione auricolare nella casa di un ammalato o di persona anziana il sacerdote assuma le medesime precauzioni indicate per la Riconciliazione nei luoghi di culto, mantenendo la necessaria distanza dal penitente. Si eviti di stringere la mano prima di congedarsi dal penitente e per salutare i familiari o altre persone presenti nella casa.

c.         Anche in questo caso, a protezione dell’ammalato o dell’anziano e propria, il sacerdote indossi una mascherina protettiva idonea.

4.    Il Viatico al capezzale del morente

a.         Per quanto possibile, il Viatico – sino al termine dell’emergenza sanitaria – sia portato nella residenza del morente dal ministro ordinato e non da quello straordinario.

b.         Si assumano le medesime precauzioni di cui ai punti 3b e 3c, avendo cura di non toccare la bocca del malato mentre viene fatta assumere la particola consacrata o un frammento di essa.

c.         Il sacerdote – prima di comunicare il malato e, di nuovo, prima di uscire dalla casa dove ha portato il Viatico – deterga le mani con acqua saponata o soluzione alcoolica e le asciughi con carta monouso (portarli con sé recandosi nelle case dei malati).

5.         L’Unzione degli infermi

a.         Il ministro che si reca presso il domicilio di un ammalato che ha richiesto l’Unzione degli infermi porti con sé un paio di guanti monouso in vinile o nitrile. 

b.         Nell’amministrare la sacra Unzione, si assumano le medesime precauzioni di cui ai punti 3b, 3c e 4c.

c.         Prima di iniziare il rito, il ministro indossi i guanti e attinga all’olio con il pollice, avendo cura successivamente di non toccare con le dita scoperte la superficie del guanto.

6.         Visite domiciliari agli infermi (in caso di cogente necessità)

a.         I ministri che desiderano ricevere ulteriori indicazioni sulle precauzioni sanitarie da adottare nella visita domiciliare agli infermi e sui dispositivi di protezione personale possono utilmente contattare un medico o altro personale sanitario. 

b.         Il medico, l’infermiere o altra persona che si prende cura dell’infermo può essere presente durante l’amministrazione del sacramento, fatte salve le necessarie prudenze sanitarie e la dovuta riservatezza.

Segreteria Generale della CEI

Roma, 17 marzo 2020

CEI – Una Chiesa di terra e di cielo

Una Chiesa di terra e di cielo

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Viviamo una situazione gravissima sul piano sanitario – con ospedali sovraffollati, personale sanitario esposto in prima linea – come su quello economico, con conseguenze enormi per le famiglie dell’intero Paese, a maggior ragione per quelle già in difficoltà o al limite della sussistenza.

Le comunicazioni del Governo rappresentano uno sforzo di incoraggiamento, all’interno di un quadro di onesto realismo, con cui si chiede a ogni cittadino un supplemento di responsabilità. A questo riguardo, facciamo nostre le parole di questa mattina del Santo Padre Francesco: “Soprattutto io vorrei chiedervi di pregare per le autorità: loro devono decidere e tante volte decidere su misure che non piacciono al popolo. Ma è per il nostro bene. E tante volte, l’autorità si sente sola, non capita. Preghiamo per i nostri governanti che devono prendere la decisione su queste misure: che si sentano accompagnati dalla preghiera del popolo”.

La Chiesa c’è, è presente. A partire dai suoi Pastori – Vescovi e sacerdoti – condivide le preoccupazioni e le sofferenze di tutta la popolazione. È vicina nella preghiera: l’appuntamento con il Rosario in famiglia promosso per il giorno di San Giuseppe è solo un esempio di una preghiera che si eleva continua. Televisioni, radio, piattaforme digitali sono ambienti che – se non potranno mai sostituire la ricchezza dell’incontro personale – rivelano potenzialità straordinarie nel sostenere la fede del Popolo di Dio.

È una Chiesa, la nostra, presente, anche in questo frangente, nella carità: siamo edificati da tanti volontari delle Caritas, delle parrocchie, dei gruppi, delle associazioni giovanili, delle Misericordie, delle Confraternite… che si adoperano per sollevare e aiutare i più fragili.

“I cristiani non si differenziano dagli altri uomini – osserva la lettera A Diogneto -: vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo”.

È con questo sguardo di fiducia, speranza e carità che intendiamo affrontare questa stagione. Ne è parte anche la condivisione delle limitazioni a cui ogni cittadino è sottoposto. A ciascuno, in particolare, viene chiesto di avere la massima attenzione, perché un’eventuale sua imprudenza nell’osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone.

Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione.

I sacerdoti celebrano quotidianamente per il Popolo, vivono l’adorazione eucaristica con un maggior supplemento di tempo e di preghiera. Nel rispetto delle norme sanitarie, si fanno prossimi ai fratelli e alle sorelle, specialmente i più bisognosi.

Da monasteri e comunità religiose sappiamo di poter contare su un’orazione continua per il Paese.

Con questo spirito, viviamo i giorni che abbiamo davanti: quelli fino al 25 marzo (termine dell’attuale decreto), quelli successivi, nei quali resta in vigore il decreto precedente (fino al 3 aprile), quelli che traguardano.

Giorni, tutti, intrisi di fiducia nel Mistero pasquale.

La Presidenza della CEI

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