Mass can wait. For the Cardinal Bassetti, health is more important
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Italian Dioceses, Italy/da diresomSource: https://www.agi.it/cronaca/news/2020-04-06/coronavirus-messa-pasqua-8230788/
“È tempo di responsabilità e si vedrà chi ne è capace”. In un’intervista al Corriere delle Sera il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, risponde così a quanti premono per una riapertura ai fedeli delle chiese a Pasqua e a una celebrazione delle messe. Certo, “è la prima volta che la Settimana Santa viene celebrata in questo modo – dice l’alto prelato – senza concorso dei fedeli ma ciò non significa rinunciare a vivere appieno questi giorni” tanto da chiedersi: “Dov’è la nostra fede? Nella parola o in un luogo?”.
Poi il cardinale aggiunge: “L’impossibilità di poter partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno è un atto di generosità. È un nostro dovere il rispetto verso quanti, nell’emergenza, sono in prima linea e, con grande rischio per la loro sicurezza, curano gli ammalati e non fanno mancare tutto ciò che è di prima necessità”.
Quanto alla richiesta del leader della Lega Matteo Salvini di celebrare la messa a Pasqua, il cardinale Bassetti ribatte: “Più che soffiare sulla paura, più che attardarci sui distinguo, più che puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti, la Chiesa sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese”.
AVVENIRE – Mass Confession for patients in hospital by Archbishop
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Italian Dioceses, Italy, Senza categoria/da diresomGiacomo Gambassi giovedì 19 marzo 2020 Ad Arezzo l’arcivescovo Fontana davanti all’ospedale impartisce l’assoluzione generale. «Formula straordinaria per una situazione straordinaria d’emergenza» 
L’arcivescovo Fontana di fronte all’ospedale di Arezzo
Di fronte all’ospedale di Arezzo alza il braccio e benedice. «Io vi assolvo, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». E quel “vi” si riferisce ai pazienti ricoverati nel presidio cittadino. Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, ricorre a una possibilità “eccezionale” prevista dalla Chiesa. Perché «è straordinaria l’attuale situazione d’emergenza sanitaria», spiega. E’ l’”assoluzione generale senza previa confessione individuale”, come la chiama il Codice di diritto canonico. Attraverso le televisioni locali le parole che l’arcivescovo pronuncia questa mattina all’ingresso del nosocomio arrivano nelle stanze dei malati. Ed è come se i pazienti entrassero uno ad uno nel confessionale. «Il Signore faccia risplendere su di voi la sua misericordia – dice Fontana prima di impartire l’assoluzione -. E mediante il nostro ministero vi liberi dal male». Poi al termine il richiamo: «Non appena ci sarà la possibilità, chiedo a ciascuno di voi di compiere la confessione individuale e di accostarsi al sacramento della Riconciliazione nella forma ordinaria».
La via imboccata da Fontana, che si è consultato a lungo prima di presentarsi davanti all’ospedale, è una delle due sole «condizioni tassative» che permettono l’assoluzione generale: se la prima è «un pericolo di morte» che non consente ai preti l’ascolto della confessione individuale, l’altra è la «grave necessità». Ed è su questa seconda ipotesi che si basa il gesto dell’arcivescovo. Il diritto canonico stabilisce che vi sia un «gran numero di penitenti»; e poi che i fedeli non «siano responsabili, con la loro trascuratezza, dell’attuale privazione dello stato di grazia o dell’impossibilità di ricevere la santa comunione» ma tutto ciò dipenda da circostanze che si protrarranno «prevedibilmente a lungo». Per Fontana, è ciò che sta avvenendo con la “crisi coronavirus”.
All’inizio del breve rito che i vertici dell’Azienda sanitaria accolgono con piacere, l’arcivescovo saluta i malati. «Cari amici che siete in difficoltà – afferma rivolgendosi a chi che lo segue in tv – vorrei venire a trovarvi e portarvi una parola di conforto da parte della Chiesa». Poi spiega il senso della sua scelta. «Dal momento che è impossibile entrare in ospedale e consapevole che occorra rispettare le restrizioni a tutela della salute collettiva che impediscono ai sacerdoti di accostarsi ai pazienti, voglio offrire a tutti la possibilità di riconciliarsi con Dio». Una pausa. «Ciascuno, nel grande santuario che è la propria coscienza, chieda perdono per i propri peccati». Poi la lettura di un brano del Vangelo proclamato dal vicario generale, monsignor Fabrizio Vantini, che accompagna l’arcivescovo. Quindi la preghiera dei fedeli in cui Fontana invoca il Signore per «i malati a causa della pandemia», per «gli operatori sanitari che si spendono con grandi sforzi», per «le autorità pubbliche chiamate a far rispettare i divieti». Limitazioni che Fontana definisce «un atto di carità, frutto della cultura cristiana» che «ci permetteranno di vincere uniti questa battaglia».
Accanto a lui transitano persone con la mascherina. Secondo il presule, siamo in «un incubo». E affida la “sua” gente prima alla protezione di san Giuseppe, nel giorno in cui la Chiesa ne fa memoria, e poi alla Vergine «che qui ad Arezzo veneriamo con il titolo di “Madonna del Conforto”», sottolinea. Infine lo sprone. «Vorrei ricordare che dopo il Venerdì Santo arriva la Pasqua che è gioia e vita nuova. Accadrà anche nel nostro Paese piegato dal contagio». Il direttore generale della Asl Toscana Sud Est, Antonio D’ Urso, accoglie il presule sulla soglia. Lo ringrazia. E fa sapere che «nell’ospedale di Arezzo si trovano soltanto malati da Covid-19, fra quelli ospitati nei reparti e quelli in terapia intensiva». Quindi avverte: «Adesso la situazione non è drammatica ma potrebbe verificarsi un peggioramento». © Riproduzione riservata
Source: https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/arezzo-vescovo-assoluzione-generale-ai-pazienti-dell-ospedale
Digital Apostolate, Archdiocese of Turin: Technology, Coronavirus and faith
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Italian Dioceses, Senza categoria/da diresomDownload the document:
Archdiocese of Dublin: Coronavirus (COVID-19) Guidance for Religious Services
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Europe, Italian Dioceses/da diresomEpiscopal Conference of Tuscany: Churches are opened, but with prudence
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Italian Dioceses, Italy/da diresomL’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali percontrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo. Ci sembra di dover raccogliere anzituttol’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire aquesta esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione dicarità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari eforze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità.Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga. Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto,la famiglia è come una“Chiesa domestica”,dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono dueo treriuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»(Mt18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli: «Fate della vostra casa una Chiesa»equelli accolsero l’invito con «acclamazionidi giubilo». Pregare in casanon deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Unaseconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale”del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia.Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura. In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempreavuto nel contesto dellecittà, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura dellechiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario(distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione dipanche, porte, maniglieo altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostriluoghi di cultoe lo sarebbe soprattutto verso i più deboli. Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento eoffrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali.In questo contestoesortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto. Il nostro pensiero va, con sentimentidi solidarietà e vicinanza,agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena.La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamovicini con ammirazione e gratitudine nonché conla preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo. L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’operadi misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.
13 marzo 2020 I Vescovi delle Chiese della Toscana
New Decree of Cardinal De Donatis: parish Churches in the diocese of Rome are opened – 13 march 2020
/0 Commenti/in Catholic Church, Documents, Italian Dioceses/da diresom
In relazione al Decreto Prot. n. 468/20, da me emanato ieri, 12 marzo 2020, si rende opportuno precisare e – nella misura del necessario modificare – quanto esposto nel n. 1 della parte dispositiva del medesimo.
La Chiesa di Roma, in piena comunione con il suo Vescovo, Supremo Pastore della Chiesa Universale, è consapevole del significato simbolico della decisione presa col predetto Decreto. L’infezione da Coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale: in pochissimi giorni il numero dei contagiati è raddoppiato, e di questo passo non è difficile prevedere che in pochissimo tempo raggiunga l’ordine delle decine di migliaia di persone solo in Italia. È evidente il rischio di collasso delle strutture sanitarie, già ventilato da molti, soprattutto per la sproporzione tra le risorse di terapia intensiva disponibili e il crescente numero di malati. Potrebbe essere coinvolto un numero ancor più elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili. Possiamo arginare questa tragica eventualità solo applicando misure per frenare il contagio e permettendo al SSN di riorganizzarsi. Gli italiani crescono nella consapevolezza che dietro l’invito di non uscire di casa c’è un’esigenza improcrastinabile di tutelare il bene comune.
Tuttavia, ogni provvedimento cautelare ecclesiale deve tener conto non soltanto del bene comune della società civile, ma anche di quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto quella dei più piccoli.
Il Decreto Prot. N. 468/20 viene pertanto modificato, ponendo in capo ai sacerdoti e a tutti i fedeli la responsabilità ultima dell’ingresso nei luoghi di culto, in modo tale da non esporre ad alcun pericolo di contagio la popolazione e nel contempo evitare il segno dell’interdizione fisica dell’accesso al luogo di culto attraverso la chiusura del medesimo, la quale potrebbe creare disorientamento e maggior senso di insicurezza.
In particolare
SI DISPONE
Che il n. 1 del Decreto prot. 468/20 del 12 marzo u.s. venga così modificato:
1. Si esortano i fedeli, fino a venerdì 3 aprile p. v. ad attenersi con matura coscienza e con senso di responsabilità alle direttive dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri di questi ultimi giorni, in particolare quelle del c.d. Decreto “#Io resto a casa#”. In conseguenza di questo sopra esposto, i fedeli sono dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo (cf. cann. 1246-1248 C.I.C.). Rimangono chiuse all’accesso del pubblico le chiese non parrocchiali e più in generale gli edifici di culto di qualunque genere (cf. can. 1214 ss. C.I.C.); restano invece aperte le chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate. Restano altresì accessibili gli oratori di comunità stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc. cf. can. 1223 C.I.C.), limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili delle predette comunità.
La comunione ecclesiale che ci lega continuerà a sostenerci nel nostro sforzo quotidiano di reagire all’emergenza con rapidità, efficacia e autentico spirito di fede.
Vi benedico. Madonna del Divino Amore prega per noi!
Dato in Roma, alla sede del Vicariato nel Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 13 marzo A.D. 2020.
13 marzo 2020
Diocese of Albano (Italy) – all the churches are closed in the diocesan territory
/0 Commenti/in Documents, Italian Dioceses/da diresomDecree of Cardinal De Donatis: until April 3, every Catholic Church in the diocese of Rome is closed to people
/0 Commenti/in Documents, Italian Dioceses/da diresomDecree of Cardinal De Donatis: until April 3, every Catholic Church in the diocese of Rome is closed to people
– In relazione ai Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4, 8 e 9marzo 2020, nonché alla “Comunicazione” del Segretario Generale del Vicariato di Roma del 5 marzo 2020 e alla “Lettera ai fedeli” del Cardinale Vicario del 6 marzo 2020;
– considerate le nuove e ancor più cogenti limitazioni poste all’ordinaria circolazione delle persone del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri emanato in data 11 marzo 2020;
– considerati, altresì i “Comunicati” dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali della CEI n. 11/20 in data 8 marzo u.s. e, in specie, quello n. 15/2020 in data odierna, in cui si riferisce: «Viviamo una situazione gravissima sul piano sanitario […] A ciascuno, in particolare, viene chiesto di avere la massima attenzione, perché un’eventuale sua imprudenza nell’osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone. Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta ad un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione»;
– viste le disposizioni di cui al mio Decreto prot. 446/20 dell’8 marzo u.s., tuttora in vigore, e confermate altresì le restrizioni alle attività ordinarie nelle parrocchie, rettorie e negli altri luoghi di culto già poste al medesimo;
SI DISPONE
che il n. 1 del Decreto prot. 446/20 dell’8 marzo u.s. venga così modificato:
1. Sino a venerdì 3 aprile 2020 l’accesso alle chiese parrocchiali e non parrocchiali della Diocesi di Roma, aperte al pubblico (cf. cann. 1214 ss C.I.C.), e più in generale agli edifici di culto di qualunque genere aperti al pubblico, viene interdetto a tutti i fedeli. Rimangono accessibili solo gli oratori di comunità stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc.: cf. can. 1223 C.I.C.), limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili delle predette comunità.
I fedeli sono in conseguenza dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo (cf. cann. 1246-1248 C.I.C.).
Sarà cura dei sacerdoti responsabili dell’esercizio di culto nei singoli luoghi (Parroci, Rettori, Cappellani, ecc.) attivarsi per dar seguito a questa disposizione, innanzitutto con la chiusura delle aule di culto e con ogni altra iniziativa idonea allo scopo.
Ricordiamo che questa disposizione è per il bene comune. Accogliamo le Parole di Gesù che ci dice «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18.20). In questo tempo, ancora di più, le nostre case sono Chiese domestiche.
Vi benedico, affidandovi tutti ancora una volta alla materna intercessione della Madonna del Divino Amore.
Dato in Roma, dalla sede del Vicariato nel Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 12 marzo A. D. 2020.
Prot. n. 468/20
12 marzo 2020
